Si è svolta venerdì 29 gennaio 2021 alle ore 19.00 una Conversazione Costantiniana online organizzata dalla Delegazione della Sicilia Occidentale del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, sul tema “Uno stato moderno nel mezzogiorno d’Italia. L’architettura borbonica nella Sicilia dei Borbone (1734-1861)”.
Ha introdotto la Conversazione il Nob. Prof. Salvatore Bordonali, Cavaliere Gran Croce Jure Sanguinis, Delegato per la Sicilia Occidentale, già ordinario di diritto ecclesiastico e canonico nell’Università, Vice Presidente della Società Siciliana di Storia Patria, Presidente della Congregazione di S. Eligio (Museo diocesano do Palermo), Delegato della Sicilia per la Giunta centrale del Corpo della Nobiltà Italiana, nell’ambito della sua ricerca scientifica si è dedicato al periodo formativo dell’Unità italiana. Ha moderato la Conversazione Costantiniana il Prof. Alberto Maira, Cavaliere di Merito con Placca, Referente di zona per le Province di Caltanissetta e Agrigento.

Il tema trattato dall’Arch. Liborio Torregrossa, Cavaliere d’Ufficio, Studioso di architettura borbonica, ha consentito di sviluppare un percorso nella storia dell’architettura siciliana relativo ai progetti di lavori pubblici. I progetti furono attuati dal governo borbonico per lo sviluppo delle strutture socio-assistenziali (come attesta la realizzazione del Real albergo dei poveri di Palermo) e per il potenziamento del decoro urbano. Le opere pubblici erano tese anche a rinnovare il volto delle Città del Regno delle Due Sicilie.
Si trattò, infatti, di iniziative ispirate a quella cultura urbanistica moderna ed innovativa fatta propria dai Borbone. Furono architetture sorte nel segno del rinnovamento e della rinascita dell’isola, dovuti in parte alla presenza assidua dei sovrani e della corte a Palermo. Queste iniziative testimoniano l’instaurarsi di un ambiente culturale vivace anche a livello internazionale, animato da protagonisti di prim’ordine come Giuseppe Venanzio Marvuglia o Léon Dufourny.

Nella sua introduzione alla Conversazione Costantiniana sulla architettura borbonica, il Prof. Salvatore Bordonali ha evidenziato che tra i compiti dell’Ordine Costantiniano, ordine dinastico, c’è quello di custodire e tramandare i valori identitari, come Occidente e come Sud, erede delle grandi civiltà del passato, la Magna Grecia:
«Oggi saremmo dovuti essere nella chiesetta spagnola della Soledad che è prossima all’antichissima chiesa dedicata ai Santi Elena e Costantino e al piano del Palazzo reale – cioè in un punto di partenza che rappresenta una parte del cammino successivo: la svolta di Costantino, che ha dato un’anima cristiana all’ordinamento giuridico, e il Palazzo reale, simbolo dell’istituzionalizzarsi della Dinastia, intesa nel suo significato di ente esponenziale della Famiglia. In tal senso, la Famiglia Reale non costituisce un privilegio ma la personificazione della famiglia tipo, quale vertice e limite in funzione equilibratrice della compagine statale. Vale a dire, dell’epifania del rapporto che intercorre tra la famiglia e l’istituzione.
La famiglia, che non è una creazione ex nihilo da parte dello Stato, ma che solo la riconosce, perché è posta dalla natura stessa. Anche gli animali hanno una famiglia e nessuna legge (o ideologia) la può negare nella sua effettività. Lo Stato è l’istituzione umana per eccellenza, la sua massima creatura, costruito dall’uomo per l’uomo. Questo incontra comunque un limite proprio nell’istituzione naturale che è la famiglia. Limite e motivo d’equilibrio. Entrambe queste entità necessitano di un punto di riferimento fisico, per così dire di un domicilio legale.
Nel narrare la successione del figlio di Re Ruggero II, Ugo Falcando nel XII secolo (e si riferiva proprio ai luoghi in cui siamo ora) non dirà che Guglielmo salì al trono o che ha ricevuto la corona ma che conseguì il Palatium. La stessa frase che era adoperata dagli imperatori di Bisanzio, non a caso. Naturalmente ciò vale per tutta l’architettura di committenza regia. Nel Palatium, infatti, confluivano il punto fisico in cui risiedeva il potere e il luogo in cui la famiglia regnante ne esercitava le funzioni.
Parlare, dunque, delle dimore dei re Borbone serve a comprendere questo legame che intercorre tra la storia della famiglia e quella dello Stato in riferimento a un periodo particolare della nostra storia; cioè, relativo a una dinastia e a un contesto sociale del quale siamo gli eredi. Eredi consapevoli e responsabili di trasmettere nel futuro tutto quanto c’è di positivo e di valido, come la Fede dei nostri padri e il rispetto dell’istituzione naturale, la famiglia, che sta a fondamento di tutto il resto».
