Nel consueto appuntamento mensile i Cavalieri della Delegazione Lombarda hanno assistito alla Celebrazione Eucaristica in commemorazione della solennità dell’esaltazione della Santa Croce, officiata dal Rev. Don Fabio Fantoni, Vice Primo Cappellano e Cappellano Capo per il Nord Italia, e dal Rev. Don Federico Gallo, Cappellano della Delegazione. Successivamente hanno presenziato alla conferenza dell’Illustre Confratello Don Amadeo Martin Rey y Cabieses, Cavaliere Gran Croce di Giustizia e Vice Auditore Generale del nostro Ordine nell’ambito degli incontri atti a celebrare il Tricentenario della Bolla papale “Militantis Ecclesiae”, in presenza del Presidente della Real Commissione per l’Italia, Balì Gran Croce di Giustizia, S.E. Duca don Diego de Vargas Machuca e del Delegato Vicario Cav. Ing. Gilberto Spinardi.
Nell’omelia della S.Messa Don Fabio Fantoni commemora la ricorrenza della esaltazione della Santa Croce, segno glorioso e simbolo del nostro Ordine, proprio nella Chiesa di San Sepolcro alla quale il calendario ambrosiano assegna il titolo di solennità, in quanto tempio del Calvario e della Resurrezione. Portiamo la Croce sulla spalla affinchè sappiamo sostenere le fatiche della Chiesa in questo tempo come tutti i tempi e perché possa essere visibile agli altri attraverso il nostro gesto e la nostra parola.
Il nostro compito – ribadisce Don Fabio – non è semplice, non è facile, non è immediato ma sicuramente è certo: aiutare la Chiesa nel suo cammino.
Nella successiva conferenza, l’illustre Confratello Don Amadeo Martin Rey y Cabieses ha trattato con molta sicurezza e padronanza, il difficile argomento collegato alla primogenitura farnesiana ed ai diritti del nostro Gran Maestro il Duca di Calabria S.A.R. Don Pedro di Borbone delle Due Sicilie.
All’origine del diritto di S.A.R. Don Pedro come Duca di Calabria e di Gran Maestro dell’Ordine Costantiniano c’è un matrimonio interessante e importante per spagnoli e italiani: il matrimonio tra Filippo V, primo Re di Spagna ed Elisabetta Farnese.
Nella sua lunga esposizione il Vice Auditore Generale ha analizzato dettagliatamente anche la discendenza del Gran Magistero citando le fonti e le documentazioni, puntualizzando alcune questioni di fondamentale importanza:
1) Carlo di Borbone, Duca di Parma, primogenito di Elisabetta Farnese e Filippo V, riservò a se stesso ed ai suoi successori il dominio dell’Ordine Costantiniano come gentilizia, cioè famigliare e non statale.
L’Ordine Costantiniano è un Ordine gentilizio, un Ordine famigliare, non statale. L’Ordine Costantiniano aveva leggi completamente indipendenti dalla corona dello Stato. Questa caratteristica dell’Ordine è legata in modo stretto alla primogenitura farnesiana.
2) Di particolare importanza nella Bolla papale Militantis Ecclesiae era il regolamento della successione nel Gran Magistero che stabiliva che non era un privilegio della Corona, ma un patrimonio familiare trasmesso al figlio primogenito della famiglia e, in caso di estinzione, a colui che era parente più vicino il defunto gran maestro del lignaggio dei Farnese.
3) La posizione del Gran Maestro dell’Ordine è legata alla Casa di Borbone Due Sicilie, non come tale (come Principe delle Due Sicilie) ma come erede di Casa Farnese.
4) Il restauro della Casa di Borbone sul trono delle Due Sicilie nel 1734 non ha avuto alcun rapporto con la successione del Gran Magistero e la storia ci dimostra che questa forma continuò per tutto il corso della storia del Regno delle Due Sicilie.
Nel 1986 il Re di Spagna S.A.R. Juan Carlos, fece fare una ricerca per sapere se il suo cugino primo, l’infante Don Carlos di Borbone delle Due sicilie Duca di Calabria, fosse veramente Duca di Calabria, Capo della Real Casa e allo stesso temo se era anche Gran Maestro dell’Ordine Costantiniano, incaricando 5 istituzioni dello Stato (Ministero di Giustizia, la Real Accademia di Giurisprudenza, il Ministero degli Affari esteri, l’Istituto superiore delle Ricerche scientifiche e il Consiglio di Stato). L’esito di questa ricerca riferisce in modo chiaro anche in una pubblicazione in italiano che il Gran Maestro e il capo della Real Casa era l’infante Don Carlos.