Il 17 gennaio 2019 si è tenuta in Milano una S. Messa seguita da una conferenza del Prof. Paolo Luigi Branca sull “Epistola di Paolo ai Milanesi. Un apocrifo per il terzo millennio. Migrazioni, istituzioni e religioni”
Gli incontri del nuovo anno sono iniziati con una lungimirante omelia del Cappellano Capo per l’Alta Italia, seguita dalla presentazione dettagliata del nuovo ricco programma di iniziative curate dal Promotore Culturale e da una conferenza sull’analisi delle problematiche sul rapporto tra Islam e mondo moderno, da parte di uno dei pochi specialisti in lingua araba dell’Università Cattolica di Milano.
Come di sovente nelle sue omelie, il Vice Primo Cappellano della Real Commissione e Cappellano Capo per il Nord Italia, Rev. Don Fabio Fantoni, esamina la storia per trarne insegnamenti ed acute analisi del mondo moderno, proponendo riflessioni e incoraggiando ad operare.
Dalla venerazione del Santo del Giorno il Rev. Don Fabio, analizza il periodo storico del IV secolo di cui fa parte Sant’Antonio, trovando analogie con il mondo moderno. Caratterizzato dal nuovo monachesimo, all’interno della compagine ecclesiale ellenistica, questo IV secolo produce molte situazioni positive per il cristianesimo anche se spesso conflittuali.
In questo periodo storico, Antonio e molti altri personaggi di rilievo come Ambrogio e Agostino hanno molte caratteristiche peculiari comuni, tra cui la provenienza da grandissime famiglie di forte capacità economica e la straordinaria connotazione culturale, collocandosi in un periodo di grande cambiamento, di transizione (crisi dell’impero d’occidente, crisi del passaggio culturale, conflittualità sulle questioni teologiche, etc.). La scelta del cristianesimo in questo ambito particolare – specifica il Reverendo – deriva quindi, per tutti questi straorinari Santi, non tanto da una scelta positiva ma da una più profonda radicalità data da alcune pagine del Vangelo, proprio come riportato nell’opera agiografica su Sant’Antonio scritta da Atanasio. Decidono questo cambiamento per entrare nel cristianesimo rinnovando la propria persona, portandola alla sua essenzialità.
La ricostruzione fatta, ci porta alla lettura dell’epoca contemporanea, dove possiamo notare molte somiglianze.
Dobbiamo proporre il cristianesimo non come il luogo dove tutto è positivo – avverte il Reverendo – ma invece il luogo e la casa dove fare delle scelte personali che possano cambiarti e dare a te e anche agli altri una prospettiva di vita radicalmente diversa.
Don Fabio afferma che occorre combattere la preoccupante aridità culturale di oggi – che porterà ad avere persone di grandi possibilità economiche incapaci di utilizzarle, trovando insoddisfazione nei propri desideri – riportando i contenuti del cristianesimo e il suo approccio in Cristo in una forma culturale non intellettuale ma profonda che comprenda tutte le questioni umane. Potrà allora essere riascoltato non perché “con Cristo si sta meglio” ma perché Cristo propone un futuro radicalmente certo: la vita eterna.
Il Reverendo conclude con una domanda che pone a tutti ed una preghiera affinchè ci venga donata la capacità ad operare in questa direzione: saremo capaci di fare ascoltare una pagina del Vangelo che possa dare prospettive di vita a persone che cercano cultura, cercano modi di vita, cercano realtà che non siano banalizzate, banalizzanti?
Dopo la celebrazione liturgica il Promotore delle Attività Culturali, il Cav. Prof. Edoardo Teodoro Brioschi, docente all’Università Cattolica di Milano, ha esposto un ricco programma di iniziative previste per il primo semestre.
In primo piano due importanti ricorrenze di quest’anno: la prima di carattere religioso con l’ottavo centenario dell’incontro di San Francesco con il Sultano d’Egitto, che si richiama al problema generale dei rapporti tra Cristianesimo ed Islam; la seconda di carattere culturale con il quinto centenario della morte di Leonardo da Vinci. Su tali ricorrenze graviteranno tutti gli altri appuntamenti.
La successiva conferenza è stata tenuta dal Prof. Paolo Branca dell’Università Cattolica, docente di Lingua e letteratura araba e di Islamistica specializzato nelle problematiche sul rapporto tra Islam e mondo moderno.
Il Professor Paolo Branca ha raccolto in un libricino dal titolo provocatorio “Epistola di Paolo ai milanesi”, alcune considerazioni sulle difficoltà d’integrazione del mondo islamico, avendo avuto una particolare esperienza a Milano.
Ha evidenziato la mancanza di un modello d’integrazione italiano, limitato a fornire alcune risposte ai bisogni più immediati, che ha portato alla situazione attuale di totale abbandono.
Ha descritto gli unici due modelli fallimentari europei: quello assimilazionista francese e quello comunitarista britannico.
Ha sollevato la difficoltà da parte dello stato italiano ad avere una intesa con i musulmani a causa della mancanza di un interlocutore unico, come invece accade per le altre religioni. Sono infatti molto divisi fra di loro anche etnicamente, ma questo non può essere un deterrente, specifica il Prof. Branca.
Sono state esaminate anche problematiche dal punto di vista giuridico nel momento in cui la legge del paese ospitante contrasta con quella del Corano: quale legge applichi se sei cittadino europeo?
Tra le tante perplessità e contraddizioni il Prof. Branca ha evidenziato infine l’assenza di suggerimenti utili ad individuare il miglior metodo pedagogico da adottare per l’ormai 25% di ragazzi musulmani che frequentano le scuole italiane. Suggerimenti che dovrebbero giungere da parte di Salesiani, Congoniani, Gesuiti e Francescani che gestiscono da più di 100 anni scuole e istituzioni cattoliche in Medio Oriente e Africa (come la scuola Don Bosco al Cairo) frequentate quasi esclusivamente da musulmani.
Nella sinossi del suo libro l’autore denuncia: “Nonostante il baccano mediatico non si tratta di una priorità per nessuno e infatti non c’è alcuna gestione del fenomeno. Non si fa nulla, si subisce. Peggio, si arriva a fare qualsiasi cosa fino a sollevare una tale cortina fumogena per cui orientarsi è quasi del tutto impossibile.”
A cura del Cav. Luca Di Francesco
Addetto alla comunicazione