Su invito della Diocesi di Viterbo, la Delegazione della Tuscia e Sabina del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio ha partecipato in forma ufficiale alle celebrazioni che si tengono ogni anno il 4 settembre in onore di Santa Rosa, Patrona di Viterbo. Come da tradizione, i Cavalieri Costantiniani hanno assistito ai solenni Secondi Vespri nella Basilica dedicata alla grande Santa Francescana. Successivamente si sono raccolti in preghiera dinanzi al prezioso reliquiario in argento cesellato in cui è custodito il cuore di Santa Rosa, donato nel 1929 da Papa Pio XI.
Nel secolo XIII la Chiesa era travagliata da funeste eresie e da frequenti guerre e turbolenze. Viterbo era allora in tristi condizioni. Eretici, atei, si diffondevano per la città ed i cristiani s’erano talmente intiepiditi, che la loro vita poco si distingueva da quella degli altri. Ma la misericordia di Dio ebbe pietà di quel popolo e mandò loro questa Santa che doveva essere la salvatrice dei suoi concittadini.
Nata nel 1234, la piccola Rosa crebbe nella virtù. Fin dagli anni più teneri i genitori si accorsero che quella non era una fanciulla comune, ma che la grazia lavorava in lei in modo veramente straordinario. Aborriva ogni specie di vanità nell’abbigliamento, fuggiva le compagnie frivole e divagate ed amava con tutto il cuore Dio e la SS. Vergine. Da giovanetta cadde gravemente inferma, e già si disperava della sua salute quando fu visitata dalla Madonna che, ridonatale la sanità, le ingiunse di vestire l’abito del Terz’ordine di San Francesco, e di percorrere la città incitando a penitenza. Così fece Rosa: ogni strada fu da essa battuta ed ogni uomo poté sentire il suo salutare invito: «O uomini, fate penitenza, ritornate a Dio». I più la credettero pazza, ma i buoni, uditala disputare cogli eretici e confonderli, la reputavano ispirata da Dio. La forza dei cattivi però prevalse e Rosa fu costretta ad uscire dalla città e rifugiarsi coi genitori sul monte Soriano.
Più tardi Rosa poté entrare nuovamente nella città natale per ivi continuare la sua opera restauratrice. Disputando cogli eretici spesso operò miracoli a prova della verità che lo Spirito Santo le metteva sulle labbra. Era in quei tempi in uso il giudizio di Dio, e Rosa, sfidata dagli eretici, davanti a tutto il popolo, passò tra le fiamme e ne usci illesa: prova manifesta che il Signore era con lei. Ridotta a penitenza quella città e infervorati i buoni, voleva ritirarsi nel chiostro, ma per la sua estrema povertà non fu accettata. Allora la Santa si ritirò in una stanzetta della sua casa vivendo nella contemplazione e nel lavoro. In età ancora giovane (17 anni) fu chiamata al cielo e la sua anima, bella e pura, se ne volò tra le braccia del suo Sposo Divino.
Tre anni dopo il suo corpo fu trovato incorrotto e venne trasferito solennemente nel monastero di S. Maria della Rosa, là dove un giorno ella aveva detto: «Non mi volete vivente, mi riceverete dopo morte». Le sue sacre spoglie sono conservate in Viterbo nella chiesa a lei dedicata ed il popolo le tributa un culto grandissimo, mentre la città è posta sotto la sua protezione.